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Associazione Archès

GLI APIARI NEL SALENTO

di Alessio Stefàno

Le campagne, in tutto il Salento, sono ancora disseminate di costruzioni che sono servite a lungo come ricovero per gli animali.

Si tratta di strutture di pietra squadrata e lavorata, pensate e realizzate come abitazioni, vere e proprie case. Ciò dipende senz’altro dalla plurisecolare abbondanza di pietra da costruzione esistente nel sottosuolo. Sebbene nell’abbandono dell’ambiente rurale salentino, questi elementi siano tuttora visibili, non sempre vengono apprezzati o se ne conosce la funzione; tra di essi, i più misteriosi si direbbero proprio essere gli alveari di pietra, di cui si è perduto quasi del tutto l’uso.

Alcuni alveari di pietra sono ancora integri ed osservabili, ma la maggior parte sono stati purtroppo smantellati. Se ne trovano all’interno di masserie, nei giardini delle case di campagna, nei campi; hanno una struttura modulare e ogni elemento di essa è la cosiddetta “ucca te api” (bocca delle api), un concio di pietra tufacea locale a forma di parallelepipedo, reso cavo all’interno per tutta la sua lunghezza.

Le “ucche” (bocche) vengono collocate adiacenti una all’altra, su una base in muratura, in modo che non tocchino direttamente il terreno, in strati sovrapposti; in ognuna di esse, la facciata interna dovrà essere ruvida, per consentire ai favi un appiglio più agevole.

Probabile apiario nel cortile di un complesso rurale in pietra a secco (Torre Vado, loc. Nepole)

I due lati rimasti aperti vengono chiusi rispettivamente con due lastre di tufo, una delle quali munita di uno o più buchi, per consentire l’ingresso e l’uscita delle api; dal lato posteriore, a quello delle minuscole aperture, i contadini, rimuovendo il coperchio di pietra, introdurranno gli sciami, estrarranno i favi e faranno il necessario per la pulizia e la salvaguardia degli insetti.

Piccolo apiario in pietra, in un complesso rurale nel territorio di Torre Vado

Gli apari sono costituiti da un numero di arnie anche molto elevato.
Alcuni apari più piccoli possono anche essere sistemati sotto la chioma di un albero nel muro di cinta che circonda il frutteto e l’orto delle case di campagna, e in questo caso rivolgono all’esterno il lato riservato alle api e all’interno quello per i contadini allevatori.

I recinti eretti a protezione degli alveari sono chiamati “curtali” e il più grande e spettacolare di essi si trova nelle campagne di Salve, nel Capo di Leuca, a poche centinaia di metri dall’inghiottitoio della “Grotta delle Fate” sulla collina dei “Montani”: l’Apàro Valentini. È un’antica struttura utilizzata per l’allevamento delle api, con un singolare aspetto di piccolo forte e caratterizzata da alte mura con pietre a secco, ormai pressoché diroccate; le arnie sono tutte scavate in banchi di tufo. Vi si trova anche una torre colombaia merlata.

Dall’alto dei fabbricati è possibile ammirare uno stupendo panorama del nostro litorale costiero.

Aparo Valentini, nel territorio di Salve (foto di G. Tonti)

Bibliografia

A. Costantini, Guida ai monumenti dell’architettura contadina del Salento, Congedo Editore, Bari, 2017, pp. 104-108.

E. Imbriani, Pietre e saperi popolari, in M. Spedicato (a c. di), Pietra su pietra: il Salento e le sue fondamenta tra storia e scienza. Omaggio a Eugenio Rizzo, Grifo, Lecce, 2017.

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