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Associazione Archès

“Secundu cucuzza canta, Pasca è luntana”

di Associazione Archès

 

Secundu cucuzza canta, Pasca è luntana / Quando la zucca suona, Pasqua è lontana

Racconto liberamente tratto da Michele Paone, “Il breviario di Papa Galeazzo”, Galatina 2001, Congedo Editore, pp. 80-82.

Papa Galeazzo, ritratto di Papa Galeazzo conservato al Museo provinciale S. Castromediano di Lecce.

Nel 1500, ai tempi di Papa Galeazzo, prima dell’invenzione della stampa, dei calendari di Frate Indovino, delle catene sui social, delle Palme benedette su WhatsApp, per ricordarsi delle festività da onorare si ricorreva ad alcuni espedienti pratici.

Nel caso della Quaresima, ad esempio, solitamente si utilizzava una “caremma”, un fantoccio con le sembianze di una vecchietta esposto ai balconi delle case. Ad essa veniva applicata un’arancia appesa al filo della conocchia (strumento che in coppia con il fuso serviva per filare), rivestita di tante penne lunghe di gallo quante erano le settimane della Quaresima. Ogni settimana veniva tolta una piuma fino al giorno della Resurrezione, quando la “caremma” veniva bruciata appesa ad un palo.

Caremma su un balcone di un palazzo di Morciano di Leuca.

In alcuni monasteri e nelle sacrestie delle chiese, invece, si usava come calendario un quadro di legno, con tanti chiodini di legno che venivano rimossi giorno per giorno.

Papa Galeazzo, però, originale in tutte le sue cose, si era confezionato un proprio, speciale calendario. In un guscio disseccato di zucca, di quelle che i contadini adibiscono per tenere all’asciutto le sementi degli ortaggi, riponeva ogni giorno dell’anno tanti semi di zucca per quanti giorni compongono l’anno. Perché non dimenticasse poi il ricadere delle varie festività, ai semi di zucca, che indicavano i giorni feriali, univa un numero sufficiente di fave, tante erano le feste dell’annata.

Zucca gialla

Giorno per giorno, poi toglieva la semenza della zucca, che indicava i giorni feriali, affinché in ogni momento dell’anno poteva darsi conto del tempo trascorso e di ciò che gli rimaneva di fare per le celebrazioni della chiesa.

Una domenica delle Palme nella Lucugnano di 450 anni fa

Una domenica delle Palme, l’arciprete, andando in chiesa per celebrare la messa, rimase sorpreso nel vedere il popolo provvisto di rami di ulivo e, chiestone il motivo, apprese che in quel giorno ricorreva la festività.

Parrocchiale di Lucugnano (foto di Fernando Manni). 

Papa Galeazzo quella mattina, nel rimuovere dalla zucca la solita fava, non si accorse del gruzzoletto rimasto e, sconcertato, si fece portare dal sacrestano in chiesa il suo originale calendario per procedere ad una verifica. Contate le fave, ne trovò nella zucca una quantità tale che, rifacendo i calcoli, si convinse dell’errore in cui erano incorsi i suoi parrocchiani. Quindi, sicuro di essere dalla parte della ragione, si posizionò sull’altare e cominciò a celebrare la messa domenicale ordinaria.

Giunto il momento della benedizione, il popolo si accalcò presso l’altare per la benedizione delle palme:

– “Piano figlioli”, gridò Papa Galeazzo, “voi siete in errore. Non ricorre oggi la festa delle Palme”.

– “Sì che ricorre oggi”, risposero i parrocchiani che si erano già stipati nei pressi dell’altare.

– “Sentite figlioli”, ribadì l’arciprete, “sarà il mio calendario a dire la verità, cioè che voi sbagliate. E qui (mostrando la zucca) è riposto il verbo della verità. Ora, innanzi a voi, ricontiamo le fave e da esse sapremo da quale parte sta la ragione”.

Rovesciato sull’altare il contenuto della zucca, Papa Galeazzo ricontò le fave e, tornato a convincersi dell’errore in cui era caduto il popolo, voltandosi verso la platea, annunciò a tutti: “Figliuoli, di fave ne abbiamo ancora in gran quantità, quindi, secundu cucuzza canta, Pasca è luntana” (quando la zucca canta, Pasqua è lontana) e, riprendendo la messa, rimandò indietro il popolo senza benedire le palme.

Ma Papa Galeazzo aveva preso un forte abbaglio; in effetti, in quel giorno ricorreva la festa delle Palme. Non aveva considerato che la sorella, avendo trovato nella stanza dell’arciprete la scodella con le fave rimosse man mano dalla zucca, senza saperne il motivo, le aveva riversate nella zucca dove il fratello aveva le altre. Papa Galeazzo venne a conoscenza della cosa e la domenica successiva benedisse le palme e celebrò la Pasqua.

Dalla leggenda alla realtà

Questo racconto di Papa Galeazzo, vissuto nella seconda metà del ‘500, potrebbe avere un riferimento storico preciso.

La confusione dell’arciprete di Lucugnano potrebbe infatti ricordare lo smarrimento, e anche probabilmente la resistenza, che ebbe la popolazione occidentale quando il 4 ottobre 1582 entrò in vigore il calendario gregoriano.

Calendario gregoriano (fonte https://www.trentaminuti.it/il-calendario-gregoriano-origini-e-storia.html).

Questo nuovo modo di computare i giorni era stato introdotto dal pontefice Gregorio XIII per correggere le storture del calendario giuliano. Quest’ultimo, in vigore dal 46 a.C., faceva coincidere un anno con 365 giorni esatti, non tenendo conto dell’effettiva durata di 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 46 secondi.

L’aver escluso, per 1500 anni, fino al 1582, la “coda” di ore, aveva comportato uno sfasamento di 10 giorni tra il calendario e la caduta dell’equinozio di primavera, segnato dalle meridiane del tempo l’11 marzo invece del 21. Di conseguenza anche la data stabilita per la Pasqua – che cadeva la domenica successiva alla prima luna piena di primavera – slittava.

Papa Gregorio stabilì, quindi, che il 4 ottobre di quell’anno dovessero essere recuperati quei 10 giorni, facendoli saltare del tutto. Il mondo occidentale andò a letto il 4 ottobre e si svegliò il giorno dopo con il calendario che indicava la data non del 5 ma del 15 ottobre.

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