La specchia “de Amygdalis” di Specchia
di Associazione Archès
Cosa erano le “specchie”
Il termine “specchia”, in Puglia, è usato indistintamente per definire qualsiasi manufatto che si presenta come un accumulo informe di pietre e terra. Le specchie, in realtà, hanno una struttura interna eterogenea che ne suggerisce un’origine ed una destinazione d’uso altrettanto diversificata.
Lo studio etimologico del termine e l’ubicazione di molte di esse in luoghi elevati, dai quali poter dominare ed osservare il territorio circostante o il mare, ci suggeriscono che sono stati monumenti eretti a scopo di avvistamento e difensivo e non funerario. Più problematica, in assenza di dati materiali, è la definizione della loro cronologia. La loro realizzazione – comunque – potrebbe anche essere avvenuta secondo modalità e tempi differenti.
Specchia dei Mori (o del Diavolo), ubicata tra Martignano e Martano (archivio G. Palumbo, Museo Castromediano Lecce).
Le ipotesi degli studiosi
De Giorgi ha ritenuto le grandi specchie dei monumenti megalitici, così come i dolmen e i menhir. Lo studioso ha rilevato che quelle presenti nel Salento meridionale sono localizzate per lo più in aree dominanti, tali da permettere un’ampia visuale. De Giorgi – inoltre – ha sottolineato che tutte le grandi specchie sono collegate a vista fra loro, così da dare l’idea di essere state concepite come un organico sistema difensivo.
D’Andria afferma di aver osservato in una sezione del riempimento della Specchia dei Mori a Martano, opera di scavatori clandestini, la presenza di ceramica medievale [1]. Lo stesso – inoltre – afferma che anche la Specchia Schiavoni di Manduria conteneva, nel riempimento di pietre e terra, dei frammenti di vetro e ceramica sigillata d’età romana. Lo studioso – pertanto – giunge alla conclusione che le grandi specchie presenti nel Salento sono delle costruzioni d’età medievale[2].
Arthur, come D’Andria, ritiene le grandi specchie dei monumenti d’età normanna, avendo rinvenuto all’interno di due di esse (Specchia Torricella a Supersano e Specchia di Pozzomauro a Presicce) dei frammenti di ceramica invetriata (cosiddetta a vetrina verde) prodotta localmente [3].
La specchia “de Amygdalis” di Specchia
Nel 1905 De Giorgi pubblica un libretto sulle specchie in Terra d’Otranto. Tra le 143 strutture censite, cita quella “de Amygdalis”, una delle poche a non aver visto di persona, di cui tuttavia trova dei riferimenti “negli antichi diplomi riguardanti quello che un tempo si chiamò Specchia prete ed oggi Specchia. Restava in cima alla Serra di Specchia prete (dei Peccatori n.d.r.), metatesi di pietre, a 2300 m. dall’abitato” [4].
Frontespizio del volumetto scritto da Cosimo De Giorgi e pubblicato nel 1905 dallo “Stabilimento tipografico Giurdignano”.
Alessandro Rizzo, recentemente, l’ha individuata sulla cima della Serra dei Cianci, a 195 metri s.l.m. [5] La struttura, nascosta da una fitta boscaglia di querce (roverelle, lecci e querce spinose) e di macchia mediterranea (cisto, lentisco, corbezzoli, ecc.), è stata nei secoli rimaneggiata con la costruzione di un muretto a secco perimetrale, in alcuni punti alto più di tre metri.
Specchia “de Amygdalis” vista da sud, nascosta tra la fitta boscaglia.
Specchia “de Amygdalis” vista da nord, nascosta tra la fitta boscaglia.
Il diametro, ricostruibile grazie alle foto aeree, superava i 25 metri; l’altezza è difficilmente desumibile a causa delle pessime condizioni di conservazione e per la presenza della vegetazione. “La fame di pietra” dei contadini, peraltro, ha contribuito alla dispersione di materiale lapideo utilizzato per la realizzazione di muri e pajare, queste ultime numerose nei dintorni.
Cima della specchia vista da nord.
Muretto a secco posticcio che delimita a nord la specchia.
Sul terreno circostante si individuano pochissimi frammenti di ceramica acroma, di incerta datazione, che non ci forniscono molte informazioni sulla nostra specchia che, come tante costruzioni del passato, conserva un segreto che solo uno scavo archeologico può svelare.
Bibliografia
Arthur P., Tra Giustiniano e Roberto il Guiscardo. Approcci all’archeologia del Salento in età bizantina, in Gelichi S. (a cura di) I Congresso Nazionale di Archeologia Medievale (Pisa, 29-31 maggio 1997), Firenze 1997.
Cipolloni Sampò M., Manifestazioni funerarie e struttura sociale, in Scienze dell’Antichità, Storia Archeologia Antropologia, Vol. 1, pp. 55-119, 1987.
Corsini L., Salento megalitico, Taviano (Le) 1986.
D’Andria F., Insediamenti e territorio: l’età storica, in I Messapi: Atti del XXX° Convegno di studi sulla Magna Grecia (Taranto-Lecce 4-9 ottobre 1990), pp. 393-478, Taranto 1991.
De Giorgi C., Specchie in Terra d’Otranto, in Riv.Stor.Sal., anno II, n° 7-8, Lecce 1905.
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Neglia G., Il fenomeno delle cinte di ‘Specchie’ nella penisola salentina, in Società di Storia Patria per la Puglia, Documenti e Monografie, vol. 35, Bari 1970.
Peroni R., L’Italia alle soglie della storia, Bari 2004.
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Rohlfs G., Dizionario toponomastico del Salento. Prontuario geografico, storico e filologico. Ravenna 1986.
Note
[1] D’Andria 1991.
[2] D’Andria 1991.
[3] Arthur 1997.
[4] De Giorgi 1905, p. 15. In effetti la struttura megalitica dista esattamente 2,3 km dal centro di Specchia ed altrettanti da quello di Lucugnano.
[5] Rizzo 2020, pp. 144-146 (scheda n. 23).