ARCHEOLOGIA A SALVE. DAL SOTTOSUOLO NUOVE IMPORTANTI SCOPERTE PER L’ETÀ DEI METALLI
Marco Cavalera Il territorio di Salve, tra grotte preistoriche, monumenti megalitici funerari protostorici e antichi insediamenti umani, rappresenta una delle aree archeologiche più importanti del meridione d’Italia.
Ai numerosi siti già noti, nell’ultimo decennio è stato aggiunto un ulteriore tassello alla conoscenza dei gruppi umani di età protostorica, grazie alla scoperta di una vasta necropoli costituita da almeno un centinaio di tumuli funerari in località Macchie Don Cesare, tra le marine salvesi di Pescoluse e Torre Pali. Si tratta di un’area dalla fortissima valenza paesaggistica, dominata da un ambiente brullo e roccioso dove i tumuli ben si mimetizzano tra la bassa vegetazione della Macchia Mediterranea e gli spietramenti dei contadini, in continua lotta con la natura per ottenere un appezzamento di terreno da coltivare. L’indagine intensiva del comprensorio ha avuto inizio circa un decennio fa quando Paolo Cosi e Nicola Febbraro, esperti conoscitori del territorio, hanno segnalato alla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia alcune strutture di notevole interesse dal punto di vista paletnologico. Grazie a quelle segnalazioni dal novembre 2005 è stato avviato un progetto di indagine stratigrafica sotto la direzione della prof.ssa Elettra Ingravallo, docente di Paletnologia presso l’Università del Salento. Le campagne di scavo hanno interessato una decina di strutture tumuliformi, costituite da accumuli di pietre e terra, che rappresentano dei monumenti cultuali e funerari da riferire all’età dei Metalli. La più importante scoperta è stata effettuata nel 2006 con l’individuazione del cosiddetto tumulo 7, dove sono state attestate due tipologie rituali – deposizione e incinerazione – all’interno della medesima struttura megalitica. Il gruppo umano dell’età del Rame e del Bronzo, infatti, aveva qui l’usanza di deporre i defunti all’interno di una cassa delimitata da lastre di pietra o di cremare i corpi in una struttura di combustione, i cui resti poi venivano raccolti e conservati all’interno di piccoli vasi. Nei giorni scorsi, dalla stampa locale si è appresa la notizia dello scavo di un’altra struttura funeraria, in località La Cabina – Masseria Palicelli (Salve). Secondo la docente Elettra Ingravallo, che ha diretto l’equipe di ricercatori su concessione della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia, si tratta di un tumulo che conserva al centro “una specie di vasca con grandi massi rocciosi non squadrati […]. Si tratta di un contenitore di roccia in cui abbiamo ritrovato le ceneri di uno o più individui e frammenti di ceramica. Poi tutto intorno c’è evidentemente un’area in cui si sono svolte le cerimonie che noi possiamo ricostruire, grazie al fatto che su tutta la superficie sono stati sparsi frammenti di ceramica rotta intenzionalmente”. Alcuni elementi, emersi nel corso dello scavo, permettono di ipotizzare la cerimonia funebre legata al tumulo: “prima si bruciava il cadavere, poi ne raccoglievano i resti deponendoli in vasi o, come in questo caso, in un contenitore di pietra. Su questo tumulo, a compimento di questa cerimonia, hanno acceso un ulteriore rogo come dimostra il livello di terra bruciata soprastante. L’incinerazione non doveva avvenire in loco ma nelle vicinanze. Forse il fuoco veniva acceso come purificazione, obliterazione. Un rito che finora non si conosceva per il terzo millennio a.C., una scoperta importante per l’archeologia e lo studio degli usi funerari delle popolazioni protostoriche”[1]. L’area di rinvenimento della necropoli insiste su un territorio ad altissima valenza balneare, a due passi dalle marine di Salve la cui distesa di spiaggia finissima attrae ogni anno migliaia di turisti.
Il funzionario della Soprintendenza Salvatore Bianco, a tal proposito, afferma che “questa porzione di territorio, o meglio di paesaggio, pervenuto quasi intatto dal mondo della preistoria, rappresenta uno di quegli esempi di aree da salvaguardare, proprio secondo i dettami individuati dal nuovo Piano territoriale Paesaggistico della Regione Puglia. È un paesaggio di pietra, dove in pietra sono stati realizzati i tumuli funerari preistorici che convivono felicemente con le più recenti pagliare tradizionali. È un ambiente incontaminato, che bisogna conservare, un unicum in tutta l’Italia meridionale”[2]. BIBLIOGRAFIA Febbraro N., Archeologia del Salento. Il territorio di Salve dai primi abitanti alla romanizzazione, Tricase 2011. [1] Nuovo Quotidiano di Puglia, ed. Lecce, lunedì 28 ottobre 2013 p. 21, Verità e segreti di una necropoli. Tumuli funerari scoperti a Marina di Salve. Intervista di Nicola De Paulis a Elettra Ingravallo. [2] Nuovo Quotidiano di Puglia, ed. Lecce, lunedì 28 ottobre 2013 p. 21, Verità e segreti di una necropoli. Tumuli funerari scoperti a Marina di Salve. Intervista di Nicola De Paulis a Salvatore Bianco, ispettore della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia, responsabile per la Preistoria del Basso Salento.