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Associazione Archès

Il sito archeologico di Cardigliano (Specchia)

di Marco Cavalera

L’età protostorica

Il sito archeologico di Cardigliano è ubicato su un pianoro (150 m.s.l.m.) posto sul fianco nord-occidentale di un rilievo della serra che da Casarano giunge fino a Gagliano del Capo. L’insediamento dista circa 5 km da Specchia.

Area intorno all’insediamento, dove si nota la trincea per la canalizzazione idrica, scavata negli anni ’80 del secolo scorso, che ha messo in luce alcune evidenze archeologiche.  

Nel 1989, a seguito di indagini stratigrafiche condotte dalla Soprintendenza Archeologica della Puglia in località Sant’Elia (Cardigliano), sono stati rinvenuti alcuni vasi ad impasto frammentari, provenienti da un ambiente ipogeico scavato sul fianco di un basso costone roccioso ed utilizzato come sepoltura collettiva[1].

Cardigliano. Tomba a camera ipogeica (Bronzo medio). 

La struttura era costituita da una cella sepolcrale pressoché quadrangolare, fornita di una banchina sul lato est e di un letto sul lato nord, alla quale si accedeva da un vestibolo mediante tre rozzi scalini. La cella presentava sul lato sud un piccolo vano sub-circolare, dal quale vennero recuperati resti scheletrici umani. Tra il materiale fittile rinvenuto, riferibile all’età del Bronzo medio (2.000/1.500 a.C.), vi è un’olla con anse tubolari verticali e una ciotola carenata con ansa a nastro verticale[2].

 Cardigliano. Tomba a camera ipogeica (interno). 

Le ricognizioni effettuate sul pianoro sovrastante il costone del rilievo – interessato dalla presenza delle tombe ipogeiche – hanno restituito abbondante materiale, in gran parte databile al Neolitico finale (facies Diana) e pochi frammenti fittili dell’età dei metalli (Eneolitico ed età del Bronzo recente-finale)[3].

All’inizio degli anni ’80, sul pianoro venne eseguito uno scasso per la canalizzazione idrica, che ha portato alla luce alcune strutture sub-circolari e frammenti ceramici attribuibili all’età del Bronzo recente e finale (1.300/1.000 a.C.).

M.A. Orlando, sulla base del materiale raccolto nell’area dello scasso ed escludendo un collegamento diretto tra questo sito e le tombe ipogeiche dell’età del Bronzo medio, ipotizza la presenza di un abitato della tarda età del Bronzo, situato su una posizione elevata a controllo di un lungo canalone che si allunga tra la Serra di Specchia e quella di Supersano.

In questo periodo, secondo la studiosa, si assiste nel Salento meridionale ad una nuova organizzazione insediativa, che rivitalizza le aree interne del territorio dopo un lungo periodo di frequentazione prettamente costiera[4].

L’età romana e medievale

Il pianoro che sovrasta il costone roccioso, sul quale si apre la struttura funeraria ipogeica, si caratterizza per la presenza di numerose tombe a fossa scavate nel banco tufaceo (Calcari di Melissano) affiorante. Le sepolture presentano forme e tipologie diverse: alcune, di modeste dimensioni ed orientate in senso E-O, sono forse pertinenti l’antica cappella di Sant’Elia, i cui resti si trovano ad un centinaio di metri di distanza dalle tombe in oggetto. Altre, di maggior lunghezza e larghezza, sono probabilmente di età romano imperiale, sulla base del confronto con altri gruppi di sepolture rinvenuti nel Salento.

Cardigliano, loc. Sant’Elia. Sepolture a fossa scavate nel banco roccioso. 

Cardigliano, loc. Sant’Elia. Sepolture a fossa scavate nel banco roccioso. 

Cardigliano, loc. Sant’Elia. Sepolture a fossa scavate nel banco roccioso. 

Cardigliano, loc. Sant’Elia. Sepolture a fossa scavate nel banco roccioso. 

Il prof. Pagliara, negli anni ’70 del secolo scorso, ha effettuato alcune ricerche di superficie individuando, insieme alle sepolture a fossa, numerose epigrafi di età imperiale (II-III secolo d.C.) relative a monumenti funerari, molte delle quali reimpiegate nella struttura muraria della vicina chiesa di Sant’Elia[5].

Materiale lapideo rinvenuto e pubblicato dal prof. Pagliara (Pagliara 1980).

Le tombe scavate nella roccia, i monumenti funerari e i frammenti fittili rinvenuti in località Sant’Elia (Cardigliano) documentano l’esistenza, in età romano imperiale e medievale, di un insediamento rustico che basava la propria sussistenza sull’attività agricola.

I suoi abitanti infatti coltivavano i fertili terreni, utilizzavano le vicine cave per estrarre ottimo e prezioso materiale da costruzione e sfruttavano la posizione strategica del sito che permetteva un’eccellente difendibilità del territorio.

Miggiano e Montesano visti dalla serra Magnone (Cardigliano). Foto novembre 2005. 

L’importanza archeologica della località è confermata anche dal ritrovamento casuale, avvenuto nel 1952 in contrada (Fondo Vigne), di un tesoretto “composto da monete coniate dalla zecca di Taranto, sulle quali è impresso su un lato un cavaliere e sull’altro Taras sul delfino, la più antica risale alla fine del IV secolo a. C. le altre sono databili al III secolo a.C: 211 stateri della zecca tarantina, due stateri di Heraclea Lucaniae e un divisionale che presenta tipi e peso apparentemente avvicinabili a quelli delle dracme tarantine. Una testimonianza storica importante che dimostra la grande opposizione ai Romani, a cavallo tra il IV e il III secolo a.C., da parte del popolo tarantino che si affidò allo spartano Cleonimo (303 a.C.) e poi a Pirro, per contrastare l’avanzata di Roma in Magna Grecia”[6].

Articolo tratto da: https://www.associazionearches.it/medianum-ricerche-archeologiche-nel-territorio-di-miggiano-montesano-salentino-e-specchia/

Note

[1] La tomba a camera ipogeica rientra nel c.d. gruppo A, tipo 3 della classificazione delle strutture funerarie nel Salento effettuata dalla dott.ssa Orlando (Orlando 1995, pp. 25-26). Le grotte, sia naturali che artificiali, erano spesso utilizzate come luogo di sepoltura collettiva in tutta l’età del Bronzo (II millennio a.C.).

[2] Ciongoli 1989, p. 159.

[3] Orlando 1997a, pp. 292-303. Tra il materiale fittile individuato durante le prospezioni di superficie si annoverano: due scodelle a orlo rientrante, una scodella troncoconica, tre anse a rocchetto (Neolitico finale – facies Diana), due frammenti di ceramica a squame e una parete con decorazione incisa (Eneolitico), un’olla ovoide, un frammento decorato con cordoni a riquadri, un fondo di forma non determinabile, due anse a nastro, tre anse a bastoncello verticale, una ciotola con carena media a gradino, una scodella con orlo rientrante (Bronzo recente-finale).

[4] Orlando 1997a, pp. 290-291.

[5] Tra i materiali lapidei aventi interesse epigrafico – recuperati da Pagliara – sono da annoverare: un cippo in calcare che presenta un coronamento consistente in un frontoncino con due acroteri –  decorati da una serie di solcature – e uno specchio epigrafico che reca chiari segni di linee guida all’iscrizione distribuita probabilmente su sei linee; un frammento di stele o cippo, in pietra leccese, che presenta una serie di modanature; un frammento di cippo che si caratterizza per la presenza, nella parte conservata dell’acroterio, di una decorazione a solchi concentrici e, sulla porzione di faccia laterale, di una serie di solcature semicircolari concentriche (Pagliara 1980, pp. 221-225).

[6] https://www.quisalento.it/si-svela-al-marta-il-tesoretto-di-specchia/

Bibliografia

Cavalera M., “Medianum. Ricerche archeologiche nei comuni di Miggiano, Specchia, Montesano Salentino“, Dell’Iride Editore, Tricase 2009.

Ciongoli P., Specchia (Lecce). Cardigliano, in Taras, Rivista di Archeologia, IX, pg. 159, Martina Franca (Ta), 1989.

Orlando M.A., Presenze necropoliche e strutture funerarie nel Salento dal XVI al X sec. a.C. Un tentativo di classificazione della documentazione esistente in Studi di Antichità 8,2, pp. 19-38, Galatina (Le), 1995.

Orlando M.A., Cardigliano (Specchia), in Ingravallo E. (a cura di) La passione dell’origine, pp. 290-303, Galatina (Le), 1997.

Orlando M.A., Santa Maria di Leuca, in Ingravallo E. (a cura di) La passione dell’origine, pp. 309-343, Galatina (Le), 1997.

Rizzo A., Archeologia e territorio. La componente culturale del paesaggio in un’area del basso Salento, Lecce, 2020.