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Associazione Archès

LE INFLUENZE DELLE LINGUE STRANIERE SUI DIALETTI SALENTINI

di Anna Lucia Nicolì

L’etimologia è l’archeologia delle parole. Per capire appieno la cultura di un popolo e ricostruirne le vicende storiche, occorrerebbe partire dallo studio della sua lingua.

Fig. 1. Vocabolario dei dialetti salentini (Vol. 1), di G. Rohlfs. 

Nel dialetto salentino sono numerose le influenze riconducibili alle dominazioni e ai contatti susseguitisi nel corso dei secoli.

IL FRANCESE

Le dominazioni normanna ed angioina, del mezzogiorno d’Italia (secc. XI – XV), hanno arricchito il nostro dialetto di numerosi nuovi termini, ma anche i contatti con i nostri emigranti, in terra francofona, in tempi recenti, hanno dato il loro contributo.

Tra i tanti lemmi vi sono:

  • “poscia” da “poche” (tasca);
  • “bicogna”  da “vigogne”(tipo di panno molto morbido);
  • “buàtta” da “boite” (scatola che veniva aperta con l’apriscatole che, perciò, si chiamava “apribuatta”);
  • “canapè” da “canapé” (divano);
  • “cimenea” da “cheminée” (camino del focolare, fumaiolo);
  • “cumbò” o “cummò” da “commode” (cassettone);
  • “cunzola” da “console” (tavolino di legno intagliato ed appoggiato al muro);
  • “ddumare” da “allumer” (accendere);
  • “rua” da “rue”: strada;
  • “sciarabbà” da “char à bancs”: carretto agricolo;
  • “quasette” da “chaussettes”: calze;
  • “sciafferre” da “chauffeur”: autista;
  • “custume” da “Costume”: abito da uomo;
  • “mmasunare” da “maison”: casa, tornare a casa;
  • “sinfasò” o “sanfasò” o “fasinfasò” da “sans facon”   (c con cediglia): alla buona;
  • “ucceri” da “boucher”: macellaio;
  • “tajata” da “taillée”: cava di pietra.

Fig. 2. “Lu sciarabbà” (fonte: https://www.aracne-galatina.it/conoscere-il-dialetto-salentino)

LO SPAGNOLO

Così anche le dominazioni degli Aragonesi e dei Borboni del mezzogiorno d’Italia (secoli XVI – XIX ), hanno arricchito il nostro dialetto di numerosi nuovi termini derivanti dallo spagnolo.

Fig. 3. Torrioni del castello aragonese di Otranto. 

Tra i tanti lemmi vi sono:

  • “buscare” da “buscar” (in spagnolo con il significato di “cercare” nei dialetti salentini si è trasformato nel significato di “ricevere”, ma significa anche “prendere” sia in spagnolo che in salentino: “mo le buschi” = “ora le prendi ‘le botte’ “);
  • “cafurchiu”  da “cabuerco” (tana, rifugio);
  • “capisciola” da “cabichola” (nastro, fettuccia);
  • “scapece” da “escabeche” (pesce fritto e marinato);
  • “fuecu” da “fuego” (fuoco);
  • “buenu” da “bueno”(buono);
  • “no bbale” da “no vale” (non è buono, non va bene);
  • “abbásciu” da “abajo” (giù, in basso);
  • “samana” o “simana” da “semana” (settimana);
  • “vasu” da “beso” (bacio);  -“Malesciana” da “Mala jana” = malavoglia;
  • “mantéca” da “Manteca” = burro del caciocavallo;
  • “petaccia o Pataccia” da “Pedazo” = brachetta;
  • “sciammerga” da “Chamberga” = giubba, marsina;
  • “sciotta” da “Jota” = brodaglia;
  • “sgarrare” da “desgarrar” = sbagliare;
  • “uappu o Guappu” da “Guapo” = spaccone.

Fig. 4. La “scapece” (https://www.puglia.com/scapece-gallipolina). 

Il verbo “tanire” o “tinire” da “tener” (tenere) è usato con lo stesso significato dello spagnolo (avere, possedere), esempio: “tegnu nu fiju”  “tengo un hijo” (ho un figlio).

I lemmi più somiglianti allo spagnolo si trovano prevalentemente nel dialetto del leccese, poiché proprio la città di Lecce era l’epicentro culturale e del potere politico/militare della Spagna nel nostro territorio.

IL GRECO

Infine, la dominazione bizantina del Salento (a partire dal VI secolo dopo Cristo) ha arricchito il nostro dialetto di numerosi termini, tra i quali vi sono:

  • “angale/ángaru” da “Kankhalos” = molare;
  • “asca” da “Asckelés” = pezzo di legno da ardere;
  • “capasa” da “Kapasa” = grande brocca;
  • “caúra/Cavúra” da “Kabouros” = granchio;
  • “cilona” da “Chelone” = tartaruga;
  • “cocula” da “Kokkos” = palla;
  • “cuccuvascia” da “Kukkubagia” = civetta;
  • “naca” da “Nakè” = culla;
  • “nzartu” da “(ex)sartìa” = fune robusta.

Fig. 5. Taglio della legna (“asche”). Archivio Archès. 

Sono ancora tanti i termini di origine francese, spagnola e greca presenti nei nostri dialetti, alcuni purtroppo scomparsi, a causa dell’evoluzione inevitabile della lingua.